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RELAZIONE CORPOMENTE

RELAZIONE CORPOMENTE

11 Aprile 2022 Yoga 0

di Grazia Ugazzi

YOGA UN VIAGGIO VERSO L’UNITA’

In Occidente c’è ancora molta ignoranza su cosa sia lo Yoga, dalla mia esperienza di insegnante, ho notato che quando una persona arriva a chiedere informazioni per iscriversi ad un corso, emergono, insieme al desiderio di aprirsi ad una nuova disciplina, anche tutti i preconcetti e le paure che accompagnano l’immagine di questa disciplina. ‘Io non sono molto elastico’, ‘Io sono molto attiva e non posso stare ferma’, ‘Lo vorrei fare solo per eliminare lo stress’, ‘Me l’hanno consigliato ma non so se funzionerà con me’… potrei aggiungere altre frasi ricorrenti, queste sono solo alcune espressioni più comuni, che ho sentito in questi 20 anni di insegnamento.

Come dice la mia Maestra Sw. Gurupuja: “Non importa perché una persona desidera iniziare la pratica dello Yoga, di sicuro ne avrà beneficio, ebbene sì, nonostante i preconcetti e le paure, dalla mia esperienza confermo che è proprio così, chiunque e da qualsiasi punto di partenza, si iscriva ad un corso di Yoga, ne trarrà un sicuro beneficio.

In occidente, non abbiamo ancora compreso la verità dell’unità mente-corpo, ma in oriente e, in particolare mi riferisco ai presupposti su cui si basa lo Yoga, questi due aspetti, apparentemente separati, sono fatti della stessa sostanza.

Il senso di pace, di benessere e di risveglio delle energie che si prova durante e dopo la pratica, rivela la natura di questa disciplina: un percorso di crescita personale che porta alla consapevolezza di sé, all’armonia con noi stessi e con ciò che ci circonda.

Nella pratica yoga, la relazione tra corpo fisico, mente e piano spirituale, è totalmente coinvolta e per questo, anche una posizione, un solo Āsana, ci può portare uno stato di benessere profondo e globale.

Il vero scopo dello yoga, è quello di migliorare e rafforzare le qualità fondamentali dell’essere umano e lo fa partendo proprio dalle posizioni (āsana), per arrivare a toccare i livelli più sottili dell’essere. Un processo di raffinazione che parte dallo strato più grossolano (corpo fisico) al più sottile (mente).

Come ci suggerisce il testo principale dello Yoga, ‘Yoga Sutra’ di Patanjali, gli āsana creano una situazione di benessere e stabilità profonda. Questo è il presupposto che ci invita a considerare il lavoro sul corpo come punto di partenza fondamentale per la nostra ricerca interiore e spirituale.

La stabilità della posizione, ci invita a raggiungere un equilibrio appropriato, dove lo sforzo è eliminato e quindi i muscoli non sono in tensione, dove il respiro è stabile e, volendo, lo si può modificare con trattenimenti e pause, dove il nostro pensiero si calma e, volendo, lo si può osservare e lasciar fluire senza esserne identificati. Presupposto importantissimo per raggiungere uno stato di rilassamento profondo.

In termini tecnici questa esperienza viene chiamata Pratyahara, il ritiro dei sensi, ossia i nostri sensi vengono rivolti verso l’interno e non all’esterno come di solito avviene nello stato di veglia.

Quindi, con l’esperienza e la pratica continua, questo lavoro sul corpo, ci apre a nuove esperienze su piani più sottili, approfondendo la relazione con il respiro e la relazione con la gestione della nostra mente.

Questo stato di unione, di sviluppo della nostra attenzione e della nostra consapevolezza, è una condizione che in nessun’altra attività si può creare, almeno non in modo così sistematico, infatti, gli stimoli esterni sono così tanti, che spesso la mente non fa che saltare da un pensiero all’altro, da uno stato emotivo all’altro e quando pensiamo di poterci rilassare e riposare lo facciamo fermandoci davanti ad una TV che non può indurre altro che uno stato di distrazione della mente.

Nella pratica Yoga con gli āsana invece, si fa esperienza di come la mente possa rivolgersi verso l’interno e smettere di subire il continuo richiamo esterno, e questo processo che inizia con il ritiro dei sensi, poi continua con un raffinamento della concentrazione che si trasforma in meditazione.

Perciò potremmo dire che il lavoro con il corpo fisico negli āsana è solo il primo passo verso la meditazione e quindi non è possibile separarlo da essa ma le posizioni rappresentano solo l’inizio di un flusso che è, già dal principio, meditazione e ascolto di sé.

Ho visto tante persone iniziare il percorso Yoga per curiosità e poi senza nemmeno accorgersi, cambiare approccio alla vita in pochi anni. Perché quando questo processo di “ascolto profondo” è innescato, non è difficile capire che la nostra pratica è totalmente collegata alla vita che conduciamo.

Cosa mangiamo, come dormiamo, chi frequentiamo e quali stati emotivi viviamo, non possono più essere lasciati al caso o alle vecchie abitudini. A questo punto l’interesse per la pratica yoga si espande e sorge un interesse profondo per approfondire e raffinare la nostra consapevolezza, la pratica diventa il mezzo che ci aiuta allo sviluppo di una coscienza che ci porta ad una trasformazione completa del nostro essere.

A questo punto, come potremmo pensare che corpo e mente siano separati? Avendo fatto esperienza diretta di come gli āsana ci portano ad uno stato di profonda trasformazione mentale ed energetica?

Non è forse grazie ai primi passi in cui si percepiscono le tensioni, la colonna vertebrale, il ritmo respiratorio che abbiamo potuto rivolgere l’attenzione e i sensi verso l’interno? E non è proprio grazie a questi primi passi nella concentrazione che abbiamo sviluppato un’attitudine psico-fisica nuova? Un’attitudine rivolta verso ciò che abbiamo dentro di noi, anche se non la conosciamo ancora?

Ecco che le risposte alle tante domande e paure degli allievi alle prime armi, troveranno le risposte: yoga non si prefigge lo scopo di farci diventare flessibili, calmi e silenziosi, ma, partendo dal corpo, dal rilassamento e dalla diminuzione dello stress, procede in modo sistematico verso qualcosa di più alto, di più sottile, che è intimamente connesso alla nostra condizione psico-fisica globale.

Yoga è un meraviglioso viaggio che, attraverso l’ascolto, ci conduce alla nostra unità.

Grazia Ugazzi


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