Il “lavoro su sé stessi”
LASCIARSI VIVERE O “LAVORARE SU SÉ STESSI”?
Se “lasciarsi vivere” è un concetto di facile comprensione, perché non richiede sforzi o pensieri particolari, basta prendere la vita come viene, come viene imposta dall’esterno, da altri e seguendo poi una routine quotidiana ripetitiva che non richiede interventi personali e porta spesso all’insoddisfazione, molto diverso e anche molto meno chiaro, è il concetto di “lavorare su sé stessi”.
LAVORARE su se stessi è l’inizio di un VIAGGIO nel nostro “io” profondo. Nel nostro vero “io” o meglio nel nostro ESSERE, nella nostra ESSENZA, ovvero entrare in contatto e mettere in discussione chi siamo veramente, al di là delle FALSE IDEE e degli SCHEMI MENTALI che sono stati raccolti collegati mentalmente durante tutto il nostro tempo passato.
Per comprendere meglio questo “lavoro” (che già la parola non stimola ad essere preso in considerazione per la maggior parte delle persone), potremmo definirlo come un lavoro di PROGETTO e SCULTURA della nostra vita, lavorare per realizzare la nostra vera ed unica opera d’arte.
La vita è un blocco di marmo e l’azione di scolpirla delinea la forma e l’opera.
Lavorare su sé stesso è l’atto che si compie quando si agisce sulla propria vita, come farebbe uno scultore che immagina già nella mente come sarà l’opera alla fine del suo lavoro.
Quindi in definitiva è un viaggio che si compie dentro noi stessi e nel contempo la realizzazione di un’opera d’arte davvero speciale.
Come si fa a “lavorare su sé stessi”? Da dove si inizia? Cosa si fa?
Sono molte le cose che si possono fare, cose che poi col tempo diventano “normali”, abituali, ripetute e di conseguenza il miglioramento della persona sarà immenso. Considerando poi che il “miglioramento” non ha fine, diventa a tutti gli effetti una metamorfosi positiva che stupirà prima noi stessi e poi gli altri.
Ecco alcune cose che fanno parte del lavoro:
- Indagare la Natura della realtà che ci circonda.
- Chiedersi PERCHE’ si stanno vivendo proprio quelle esperienze (buone o cattive che siano).
- Disciplinare la mente invece di farla vagare dove vuole.
- Guidare le emozioni invece di essere guidati da esse.
- Agire per il bene di chi ci sta vicino.
- Aiutare chi abbiamo intorno tutte le volte che si può.
- Essere più attenti e meno superficiali.
- Essere focalizzati e non dispersivi.
- Trovare soluzioni invece che restare fissati sul problema.
- Evitare di lamentarsi.
Praticare queste cose è già un ottimo modo per “lavorare su sé stessi”.
Tuttavia, almeno nella fase iniziale, potrebbe essere utile la guida di qualcuno che ha già praticato e pratica queste cose su sé stesso. La mia competenza di Life Coach infatti non si basa solo su ciò che ho studiato, ma soprattutto su ciò che ho vissuto, scelto, deciso e praticato su me stesso.
Un evento avverso, un grosso problema, una criticità che si presenta nella vita, quando si osservano dopo un “lavoro interiore”, invece di abbattere diventano chiavi di svolta e opportunità. Garantito!
Il lavoro su di sé porta a sviluppare sensibilità e consapevolezza. La consapevolezza di sé è il primo grande passo per dare significato al nostro posto nel Mondo e inizia solo quando finisce la paura di conoscerci per ciò che siamo, con le nostre meravigliose imperfezioni che ci rendono UNICI e IRRIPETIBILI.
Attenzione però ai “tecnicismi” proposti da qualcuno per facilitare questo lavoro perché spesso può capitare di focalizzarsi solo sul “far bene l’esercizio” che però non è il FINE ma il MEZZO.
Se gli “esercizi” non ti rendono rilassato e sereno, sono inutili, idem se non ti portano gioia, capacità di maggiore empatia e compassione verso gli altri.
Se invece il lavoro su di sé ti corrisponde sensazioni di beneficio e miglioramento, significa che stai costruendo il tuo PRESENTE e in pratica stai determinando ciò che sarai in FUTURO.
Ecco rivelato cosa significa e cosa fare per “lavorare su sé stessi”. Si diventa persone migliori proprio per l’attenzione profonda e l’amore che diamo a noi stessi. Una sorta di “egoismo positivo” perché ciò che ne potrà scaturire, oltre a noi stessi, porterà giovamento anche a chi ci circonda, alle relazioni, al lavoro, alle nostre abitudini alimentari, in una sola parola alla Vita.
Non cercare vie facili partecipando a “seminari” dove un finto-guru ti propina consigli a profusione, perché quel giovamento che percepisci è debole perché è solo “motivazione”, nulla di concreto. Terminato l’evento tu sarai esattamente come prima e il finto-guru si sarà intascato i tuoi soldi spesi per partecipare e ti avrà venduto anche il suo ultimo libro.
Una vera guida, un life coach autentico, è “personale” non “collettivo”.
Sicuramente i libri possono aiutare il lavoro, ma non quello scritto dal finto-guru che lo ha realizzato rubacchiando e copiando qua e là il sapere altrui. Non fidarti di chi parla di queste tematiche ad una platea. Potresti fidarti sicuramente di chi invece ti parla guardandoti negli occhi.
Per approfondimenti e informazioni filippo@essereilbenessere.it
Filippo